Anni 70
La Storia
Nell’ottobre 1971, Gigi Crosa, studente genovese di 24 anni, decise di tentare la difficile impresa di arrivare in vetta al Kilimanjaro, a 5.895 metri.
Da sempre amante del viaggio e dell’avventura, Gigi a 16 anni era partito in Vespa per girare la Francia, e nel 1969 aveva percorso 19.000 Km dalla Turchia allo Zambia. Trovandosi, poi, a Nairobi, incontrò altri italiani di ritorno dalla scalata a piedi della vetta. Contagiato dal loro entusiasmo e deciso a provare con la motocicletta, iniziò, nel 1970 a studiare il percorso, cercando una direttrice libera dai fiumi e praticabile, insieme a suo fratello Nicolò che, affascinato da questa avventura decise di partire con lui.
Per la spedizione, furono messe a loro disposizione due Gilera 50 5V Trial, non ancora in produzione, cui vennero approntate delle migliorie per affrontare al meglio la scalata. Sul tubo di scappamento, infatti, venne installato uno speciale convogliatore di aria calda per evitare il congelamento della miscela nel carburatore; vennero preparati dei pignoni da sostituire per sfruttare la potenza del motore in rapporto alle pendenze e venne sostituita la ruota anteriore con una tassellata per sopportare meglio il terreno accidentato.
Così attrezzati, i due ragazzi partirono alla volta del Kilimanjaro, per una scalata che durò tre giorni. Partirono da quota 1.400 e dopo pochi chilometri non trovarono più anima viva: intorno a loro solo natura e silenzio, che accompagnavano una sensazione strana, di libertà ma anche di solitudine. A 3.600 metri di quota si fermarono e dormirono in una tenda igloo a -14°. Ripresa la marcia, il paesaggio diventava aspro, con sabbia lavica e aria sempre più rarefatta che dava notevoli difficoltà di respirazione. Avrebbero voluto arrivare sulla cima, ma, dopo 6 ore di marcia, decisero di fermarsi a quota 5.180 metri.
Anche se non riuscirono ad arrivare ai 5.895 metri, i fratelli Crosa conquistarono il primato assoluto delle motoscalate: le due Gilera, dopo questo collaudo alquanto singolare, si dimostrarono eccezionali per le caratteristiche tecniche e permisero loro di conoscere da vicino quel monte un po’ mitico che si studia a scuola e si immagina grande e irraggiungibile.